Cenni storici sull'asparago
Il nome dell'asparago deriva dal greco (Aspargòs = gambo). Il territorio d'origine dell'asparago è il grande bacino Tigri-Eufrate. Probabilmente la loro prima coltivazione fu iniziata in Mesopotamia circa 4000 anni fa, si diffusero poi in Grecia, tanto che poeti e filosofi ne decantarono i pregi. Allora l'asparago veniva servito in piatti d'oro e d'argento solo sulla mensa dei re.
Plinio lo chiama lupus salictarius. Lo stesso Dioscoride, vissuto nel I° secolo dopo Cristo, si occupa delle virtù dell'asparago nel capitolo 114 del Libro II°. Nel 300 a.C. Teofrasto, discepolo e continuatore di Aristotele, decantò nella monumentale Storia delle piante il delicato sapore dell'"asparagos". Questo è il primo documento letterario sull'asparago. Catone dedica all'asparago un capitolo del De agricoltura mostrando, secondo Plinio, di esserne informato da poco tempo. Comunque Catone descrive in modo sostanzialmente esatto "come si pianta l'asparago". La brevità del testo pervenutoci ha messo in sospetto gli studiosi che la sua descrizione abbia subito notevoli tagli. Catone, come agronomo dell'asparago, è rimasto insuperato fino all'inizio del 1700.
Plinio, naturalista latino considera l'asparago nella sua "Naturalis Historia" "l'erba più coltivata con diligenza fra tutte dell'orto" e riporta integralmente i precetti di Catone, aggiungendo solo qualche norma come frutto di più recente esperienza. Enumera poi le variazioni morfologiche e del gusto che l'asparago ha acquistato negli orti, distaccandosi nettamente dalla pianta selvatica che egli forse preferiva.
Durante il Medioevo non abbiamo invece una letteratura apprezzabile sull'asparago.